Ricordo quella notte come se fosse ieri, e invece sono passati undici anni.(+1984)
Si sentiva male mio padre, soffriva di mal di testa e si sentiva un po’ stanco, ma per il resto stava bene.
Nel pomeriggio venne nella stanza mia e di mia sorella, sedette sul letto e si sistemò il plaid sulle spalle.
Io giocavo con i soldatini sul tappeto.
Avevo otto anni e l’anno dopo nello stesso periodo, fine marzo, avrei fatto la comunione.
Sembrava che nonostante tutto, sapesse quello che sarebbe successo, perché una volta seduto sul letto, mio padre mi chiese di sedermi vicino a lui.
Con un mese d’anticipo mi chiese quale regalo desiderassi per Pasqua.
Io non sapevo cosa rispondergli, così mi propose due regali.
Il primo era la città completa di Legoland, il secondo era una gru elettrica.
Subito entusiasta chiesi la città di Legoland, anche se mi rendevo conto che oltre al costo non ci sarebbe stato lo spazio in casa, così replicai con un “non so” spiegandone il perché.
Mio padre mi tranquillizzò subito dicendomi di non preoccuparmi.
Io al settimo cielo vidi arrivare mia madre e mio padre le annunciò che io sarei andato a dormire con lui la notte.
Mia madre decisa come sempre disse che si sarebbe deciso poi…
La sera mio padre andò subito a letto saltando la cena perché non si sentiva di mangiare; mia madre insieme a mio fratello Mauro andarono in pizzeria a lavorare.
In casa rimanemmo io, mia sorella e mio padre, mio fratello Claudio era a fare il militare.
Erano le nove e quindici, io ero nel mio letto cercando di dormire.
Mia madre, come se anche lei prevedesse cosa sarebbe successo mi vietò di andare a dormire con mio padre.
All’improvviso sentii nel corridoio mia sorella che correva verso mio padre.
Esco dalla mia stanza e sentii mio padre star male, stava vomitando.
Mia sorella tornò indietro a prendere in cucina una bacinella e mi obbligò a restare chiuso nella mia stanza; arrivarono mia madre e mio fratello dalla pizzeria.
Erano le nove e trenta circa quando capii che mio padre stava sul serio male, vidi ombre nel corridoio attraverso la porta della mia stanza, che correvano velocemente in tutti i sensi.
Sentii piangere e preoccuparsi mia madre.
Io in ginocchio sul mio letto cominciai a pregare da bravo cattolico.
Mi misi a piangere e non finii sino alle ventitré e trenta, dopo aver sentito il suono delle rotelle della barella dell’ambulanza.
Arrivò mio fratello Mauro che mi disse che papà stava male e che lo stavano portando in ospedale.
Stravolto e stanco da tutto il tempo passato a piangere mi sdraiai sotto le coperte e mi addormentai.
La mattina dopo, quando mi alzai e mi recai in cucina, vidi la porta di casa aperta e la gente che entrava e usciva, mia madre piangeva.
Mi vide e si avvicinò per abbracciarmi senza dire niente.
Capii allora che mio padre era morto.